ritorna alla homepage

 

 ESALTAZIONE DELLA CROCE

Nel Duomo di Saluzzo una bella pala, è inserita nel altare della confraternita del Gonfalone, dall'effetto monumentale. La pala è opera del torinese Ignazio Nepote settecentesco pittore, vissuto alla corte Sabauda dal 1740 al 1780. L'opera del Duomo realizzata dopo il 1743, rappresenta l'Esaltazione della Croce, si collega alla dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul Sepolcro di Cristo e ricorda il ritrovamento della Croce da parte di sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, avvenuto, secondo la tradizione, il 14 settembre del 320.

Il Ritrovamento della vera Croce è una leggenda così antica e sentita da affondare nella realtà. Essaha goduto di una storia letteraria lunga e complessatra il IV e il XII secolo quando si collega alla lunga tradizione dell'adorazione della Crocedi S.Francesco e degli ordini francescani. Lo studio dell'evento del ritrovamentocoinvolse Padri della Chiesa, re, crociati, e venne a influenzare la rappresentazione artistica per quindici secoli. Oggi raggruppiamo questo racconto voce leggenda della vera croce, ma tale leggenda è costituita in realtà di tre tradizioni separate:itrovamento della croce (o invenzione), dell'esaltazione della croce , e del legno della croce. Un racconto che troviamo sin dall'800 in epoca carolingia nei Canones conciliorum di Vercelli e nel libro di preghiera di Wessobrunn (814).Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del 1260, che sarà la fonte iconografica dell'opera magistrale di straordinaria sintesi prospettico-luministica di Piero della Francesca, nella cappella maggiore della chiesa di S.Francesco ad Arezzo, del 1356-1466

Arezzo,Piero della Francesca. Eraclio riporta la croce innalzandola

Dati storici sulle vicende della vera Croce vengono proposti da Cirillo La notizia è tuttavia molto importante perchè a solo 15 anni dalla morte di Costantino nella Chiesadi Gerusalemme si era certi del ritrovamento della croce, negli anni tra 333-337da Costantino 313,

Ma chi trovò la Croce? E la tradizione latina con Ambrogio nel 395,Paolino di NolaRuffino d'Aquilea nel 403, che introduce decisamente,IIe lo si deduce dal fatto che emergono aspetti comuni: Rufino e PaolinoGolgota era coperto da costruzioni pagane e in particolare un tempio di Venere, fatte costruire per nascondere quel luogo così significativo. Tutti gli autori poi affermano che l'imperatrice Elena deposte le insegne regali visitò i luoghi santi e volle cercare, la Croce. Lo scopo del suo pellegrinaggio era riportare alla luce e alla venerazione dei credenti i segni della salvezza cristiana per l'adorazione del Re non del legno. Tutti e tre gli autori affermano che Elena trovò tre croci Secondo la tradizione, Sant'Elena avrebbe poi portato una parte della Croce a Roma, in quella che diventerà la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e una parte rimase a Gerusalemme. Questa fu trafugata da Cosroe dei persiani nel 614,Recuperatapoi attraverso complesse vicendedall'imperatore Eraclio, fu poi riportata trionfalmente ed esaltata nella Città Santa.

L'opera saluzzese intitolata appunto Esaltazione della Croce presenta i personaggi della vicenda: il giudeo che aveva indicato il luogo del ritrovamentoinnalza la Croce, Elena di fronte alla Croce radiosa,indicaguarita sta a testimoniare la verità del ritrovamento. Significativa poi la presenza a terra di frammenti di divinità pagane ad indicare la caduta di una fede errata di fronte all'esaltazione del Re della croce. Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me "aveva detto Gesù e "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo allora conoscerete chi sono io Gesù parla della sua morte in croce come di un innalzamento (in greco hypsòsis, da cui esaltazione). l'esaltazione dell'Amore Crocifisso, messo al centro del mondo intero. L'innalzamento di cui parla Gesù inGv 3,13 ( che rimandaal libro dei Numeri 21,4) come Mosè innalzò nel deserto il serpente di bronzo (e chiunque lo vedeva guariva), così bisogna che il Figlio del'uomo sia innalzato perchè chiunque crede in Lui abbia la vita eterne. Ed è da duemila anni che la Croce resta innalzata-esaltata, davanti ai nostri occhi. E noi Volgiamo lo sguardo a colui che è stato trafitto" (Gv.19,37) e affrontiamo la domanda: proprio la croce l'obiezione più inquietante contro la paternità di Dio? Il polemista pagano Celso l'aveva formulata nel II secolo d.C. con sferzante ironia: "Che razza di padre è questo Dio che non ha potuto salvare suo figlio dal supplizio più infamante?". Si concentra in questa obiezione rifiuto di Dio che viene dal dolore innocente. No, Dio Padrenon èEgli era invece unito strettamenteDio ha tanto amatoil mondo da dare il suo Figlio unigenito perchè chiunque crede in lui non vada perduto maabbia la vita eterna(Gv.3 15-17)non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi" (Rm 8,32).



Per informazioni e approfondimenti contattaci: mirellalovisolo@gmail.com

Ritorna all'indice articoli


Ritorna alla home page